La mattina del 19 novembre 1907 una giovane di una ventina di anni, visibilmente incinta, ed un uomo che sembra poter essere suo padre vengono fatti entrare nell’ufficio del Giudice Istruttore Antonio Viva del Tribunale di Cosenza. I due si siedono davanti al magistrato e la giovane, tormentando un fazzoletto tra le mani, comincia a raccontare:
– Mi chiamo Peluso Maria, ho venti anni e vengo da Laghitello nel comune di Lago; lui è mio padre Francesco – dice indicando l’uomo, che annuisce –. Essendo venuto in Lago, in occasione del matrimonio d’una sorella, il giovane parroco di Domanico a nome Nigro Francesco, costui prese ad incalzarmi con una corte assidua e sfrontata, valendosi dell’opera di una nota lenona di Lago, tale Mazzuca Maria. Non è possibile ripetere a Vostra Signoria quanti inganni preparasse il prete vizioso, quante promesse facesse, quanti mezzi ponesse in opera per congiungersi carnalmente con me – il magistrato aggrotta la fronte, poi prende un sigaro e l’accende mentre la giovane continua –. Avvenne, frattanto, che il due aprile scorso il parroco Nigro venne in Lago a fare il panegirico di San Francesco. Il tre aprile ripartì per Domanico accompagnato da colleghi preti, visto da tutta la popolazione di Lago, me compresa. È da notarsi che la cooperatrice del prete, Maria Mazzuca, ha la casa di rimpetto alla nostra – il padre annuisce –. La mattina del quattro aprile fui chiamata dalla Mazzuca col pretesto di dovermi dire una cosa di grave urgenza e, senza nulla sospettare, immediatamente andai. Ma quale fu la mia sorpresa quando, varcata appena la porta, mi trovai d’innanzi al prete Nigro, mentre la Mazzuca, con rapida mossa, uscì chiudendo la porta! Evidentemente quei due ribaldi avevano preparato l’agguato. Il parroco Nigro era tornato da Domanico nella notte dal tre al quattro aprile quando tutti lo sapevano partito, si era rifugiato nella casa della sua complice e…
– E… – il magistrato la invita a continuare.
– Me sventurata, fatta segno a gravissime minacce, fatte anche con rivoltella, dovetti soggiacere alla libidine sfrenata del prete immondo e per mia maggior sciagura dalla violenta congiunzione carnale restai incinta, come Vostra Signoria può rilevare…
– Sono accuse gravissime, un prete… hai prove? Testimoni?
– Appena potei uscire da quella turpe casa raccontai quello che mi era accaduto a Maria De Simone, Arcangela Peluso e Maria Spina, poi c’è Francesco Spina il quale ebbe opportunità di vedere il parroco Nigro chiuso nella casa di Maria Mazzuca nell’atto che tentava di possedermi.
– E ai tuoi genitori non hai detto niente? Dovevano essere i primi a sapere una cosa del genere – chiede guardando il padre, che alza le spalle sconsolato.
– Inoltrandosi la gravidanza, per le continue preghiere e promesse del parroco, a cagione delle quali non si era subito presentata querela, non si fece altro che sollecitare una riparazione pecuniaria, altro non potendo sperare da un sacerdote. È in questo periodo che la perfidia del prete Nigro tenta altre vie e in solidarietà delittuosa con la Mazzuca procurarono di tentare di farmi abortire e di questo ne parlai con Mariangela Solimena.
– In che modo hanno tentato?
– Dissi alla Mazzuca di non avere avuta la mestruazione e costei, un giorno, da sul gradino della sua abitazione mi porse un bottiglia da litro contenente un liquido che trovai poi dolciastro. La Mazzuca mi disse “non sei incinta, no, la mestruazione ti verrà, bevi questa e vedrai”. Senza alcuna esperienza io bevvi il liquido, ma avendo di ciò parlato con Diana Falsetti, questa mi spiegò a quale uso dovesse servire la bevanda ed io, che me ne preoccupai, rifiutai poi di bere, anzi rifiutai di prendermi tutto quello che in seguito la Mazzuca voleva ancora consegnarmi.
– Sei sicura che il parroco ti minacciò con una rivoltella? Devi dire la verità!
– Che il parroco Nigro impugnò la rivoltella è circostanza verissima!
– Ti ha vista qualcuno quando sei uscita dalla casa della Mazzuca?
– Allorquando io potetti uscire dalla casa di costei non ricordo che vi sia stato presente alcuno.
– È davvero strano che non hai presentato subito la querela contro il parroco e la Mazzuca…
– Non presentai querela dopo il fatto perché speravo da una parte di non uscire incinta e dall’altra temevo di dover far noto ai miei genitori l’accaduto… anzi, a gravidanza inoltrata, quando era ancora possibile nasconderla, ho cercato di emigrare e partii, infatti, per New York. Colà mi si impedì di sbarcare perché mi si riconobbe incinta. Ritornai a Napoli e di là, a mezzo della Questura, restituita a casa. La partenza per New York avvenne il sette settembre, ma non ricordo il giorno del mio arrivo a Lago. Certa è la cosa che il giorno seguente al mio arrivo io presi la corriera postale e andai a Domanico perché avevo in mente di dire al Nigro se intendesse riparare al malefatto, ma non potei parlare con lui giacché un suo fratello mi invitò a dire a lui in quanto il parroco stava poco bene in salute. Raccontai il fatto e il fratello, per tutta risposta, mi fece notare “mio fratello ha commesso un peccato, ma ora se lo è confessato!”. Frattanto i miei genitori compresero il mio stato di gravidanza e lo scandalo avvenne. Perseguitata dalla mia famiglia e priva di ogni risorsa andai a portare le mie accuse dappertutto, finanche al Vescovo della diocesi. Ed è in questo periodo che il parroco Nigro mi scrisse queste lettere che esibisco – continua togliendo dei fogli da una tasca e porgendoli al magistrato – e di cui è facile stabilire l’autografia, per quanto maliziosamente sfornite di firma. Essendosi allo scandalo aggiunto il contegno cinico del parroco, mi son decisa a dare querela.
– Bene, faremo indagini. E voi? – continua rivolgendosi a Francesco Peluso, il padre di Maria – cosa avete intenzione di fare?
– Confermo pienamente i fatti esposti da mia figlia ed a mia volta, nell’interesse di mia figlia minorenne, mi querelo contro Francesco Nigro, parroco di Domanico, non solo per il reato di congiunzione carnale con violenza ed inganno in persona di mia figlia, ma altresì per il reato di ratto, non essendo da porsi in dubbio che il parroco abbia trattenuto a scopo di libidine mia figlia nella casa di Mazzuca Maria, verso la quale estendo la querela.
– Va bene, potete andare.
Usciti padre e figlia, il magistrato è perplesso, sembra una cosa troppo enorme, ma la sicurezza di Maria e le circostanze che ha elencato gli dicono che la brutta storia ha, quantomeno, un fondamento di verità e bisogna indagare. Poi prende le due lettere che la ragazza gli ha consegnato e le osserva attentamente, notando che, oltre alla firma, manca anche la data, ma sono scritte da persona istruita. Poi legge la prima:
Cara Maria
Ho ricevuto la tua lettera e sento quanto mi dici. Ti raccomando un poco di pazienza. Io non posso permettere di venire qui, venendo si farebbe male. Perciò ti prego nuovamente di non ti muovere di casa. Quanto prima sarò costì e allora mi dirai tutto. Restiamo così e non altro, adesso sono occupatissimo. Tanti saluti.
Quindi la seconda:
Cara Maria
Ho ricevuto la tua: non so se t’arriva questa mia. Ti scrivo poche parole. Statti tranquilla e in pace. Non ti muovere di casa e non ti partire in nessun luogo, dimmi se ricevi la presente e per ora nient’altro. Saluti dal tuo amico.
È evidente che chi ha scritto le lettere sa che Maria è incinta e non vuole rischiare che in paese qualcuno se ne accorga. Servirebbe una perizia, ma non viene disposta. Piuttosto, gli inquirenti cominciano ad ascoltare i testimoni indicati da Maria.
– Ho appreso dalla voce pubblica che Maria Peluso aveva avuto relazioni carnali col parroco Nigro. Qualche tempo fa la vidi incinta, le domandai notizie e finì per raccontarmi di essere stata posseduta dal parroco nella casa di Maria Mazzuca – dice Maria De Simone.
– A noi risulta che Maria Peluso vi raccontò tutto appena successo il fatto.
– La Peluso parlò con me soltanto a gravidanza inoltrata.
– Che tipo di donna è Maria Mazzuca?
– Per detto pubblico so che si presta a fare il mestiere di ruffiana.
Siccome ciò che ha riferito la De Simone smentisce la dichiarazione di Maria Peluso, le due vengono messe a confronto e ogni contestazione mossa alla testimone riceve come risposta “non ricordo” oppure “non so” o “può anche essere”. Vediamo se i ricordi di Arcangela Peluso sono più vividi:
– Nel quattro aprile scorso mi trovai in mezzo la strada pubblica nel rione Laghitello allorquando vidi Peluso Maria uscire dalla casa di Maria Mazzuca tutta confusa e sbigottita. Le domandai cosa avesse e sulle prime non voleva dirmi nulla, ma poi finì col dirmi “Oh! Che cosa mi ha fatto Maria Mazzuca! Mi ha chiamato in casa, dove mi ha fatto trovare il parroco Nigro!”. Non aggiunse altro, ma il contegno addolorato era tale da farmi capire che in quella casa era avvenuto anche il resto. La Peluso aveva appena finito di parlare ed io vidi e conobbi perfettamente il parroco di Domanico scendere dalla casa della Mazzuca ed avviarsi verso Lago.
– La Peluso vi parlò di una rivoltella con cui il parroco l’avrebbe minacciata?
– No e non mi riferì alcun particolare di quanto era avvenuto. Ora è incinta e i mesi di gravidanza hanno, secondo me, pieno riscontro colla data del quattro aprile.
– Sapete se la Peluso aveva avuto relazioni con altri uomini?
– So che fu in contatto di matrimonio con tale Cesare Caruso, ma non si disse niente sul conto suo e senza il tranello tesole da Maria Mazzuca ritengo che non si sarebbe data ad alcuno.
– E cosa dite di Maria Mazzuca?
– Per detto pubblico è un’abile ruffiana.
Stesso e identico racconto fa Elvira Peluso. Adesso è il turno del tredicenne Francesco Spina:
– Nei primi di aprile scorso, attraversando il rione Laghitello ove abito, vidi il parroco Nigro salire alla casa di Maria Mazzuca; continuai la mia via e giunsi a Lago, ove uno dei sagrestani mi disse di fargli il favore di andargli a chiamare il parroco Nigro perché doveva dire una messa cantata a San Giuseppe. Accettai l’incarico, tanto più che sapevo dove rintracciare il parroco, tornai indietro e mi recai a casa della Mazzuca. Salii le scale ed invece di bussare ebbi la curiosità di guardare attraverso il buco della serratura e vidi che il parroco Nigro, in piedi in mezzo alla stanza, teneva per tutte e due le braccia Maria Peluso. Ebbi paura di essere sorpreso, me ne scappai subito e non detti alcuna risposta al sagrestano. Il parroco poco dopo venne a dir messa a San Giuseppe e quello stesso giorno si diceva pubblicamente il perché aveva tardato a venire.
Guai in vista per il parroco Nigro. E guai ancora più grossi potrebbero capitare a Maria Mazzuca dopo la deposizione di Mariangela Solimena:
– Verso il mese di giugno o luglio scorsi, Maria Mazzuca, tornando da Amantea, si fermò davanti la mia casa e volle discorrere in contegno alquanto riservato. Ella mi riferì che c’era una giovine che aveva passato un guaio e si trovava incinta. Poi la Mazzuca mi aggiunse che ci sarebbe stato un buon complimento per chi si fosse prestato a fare abortire la giovine. Risposi che non avrei saputo darle alcuna utile indicazione. Poi, a furia d’insistere, ottenni dalla Mazzuca che mi facesse il nome delle persone ed ella mi riferì che la giovine era una certa Maria del rione Laghitello e l’uomo il parroco di Domanico.
Viene chiamato a deporre anche il quarantunenne parroco di Laghitello, don Carlo Caruso:
– Mentirei se non vi dicessi d’avere appreso che il parroco Francesco Nigro ebbe a godere carnalmente Maria Peluso. Nessun particolare, però, ho saputo del fatto e per conseguenza se la congiunzione carnale sia avvenuta con violenza o consenziente. Opino però che il parroco Nigro non si sarebbe mosso a violenza sulla ragazza.
– Confermate che il parroco Nigro fu a Lago il giorno due aprile e poi andò via? Quando andò via? Sapete se tornò la sera dopo?
– Fu a Lago il due aprile e pronunziò in chiesa il panegirico di San Francesco. Non ricordo il giorno in cui partì per Domanico. Non mi è neppure rimasto impresso nella memoria di aver riveduto ancora a Lago il Nigro uno o due giorni dopo la sua partenza.
– Sapete se il parroco Nigro e Maria Mazzuca si conoscevano?
– Si, ricordo di aver visto io stesso il Nigro andare alla casa della Mazzuca allo scopo di farle portare, non ricordo più che cosa, a Domanico.
Non ricorda di aver visto il parroco Nigro uno o due giorni dopo la sua partenza? Ma come è possibile, visto che il quattro aprile ha celebrato una messa cantata a San Giuseppe?
Le altre deposizioni confermano che Maria Peluso è stata attirata in casa di Maria Mazzuca, che dopo essere stata una prostituta delle più depravate è ora una pericolosa ruffiana, e posseduta carnalmente con violenza e minaccia dal parroco Nigro. La cosa strana è che dopo due settimane dalla querela ancora non sono stati interrogati i due querelati. Forse bisogna aspettare qualcosa di veramente decisivo.
Il 4 dicembre 1907 Maria e suo padre si presentano davanti al Giudice Istruttore, ciascuno con un foglio di carta bollata in mano. Ecco, forse ci siamo, può darsi che stiano portando le prove decisive. No, tutto il contrario. Sono andati a ritirare le querele contro il parroco Nigro e Maria Mazzuca.
Ma come, quando tutto lascia pensare che i responsabili della violenza saranno portati davanti alla Corte d’Assise e processati per la loro malefatta, ritirano le querele e pagano le spese di giustizia?
Beh, evidentemente è stato raggiunto un accordo tra le parti. In fondo Maria lo aveva detto che non si fece altro che sollecitare una riparazione pecuniaria, altro non potendo sperare da un sacerdote.
Ma potrebbe non finire qui perché il Pretore di Amantea, delegato alle indagini, ritiene che sia procedibile d’ufficio il tentativo fatto da Maria Mazzuca di procurare l’aborto alla ragazza e invita i Carabinieri ad indagare in merito. Intanto, il 6 gennaio 1908, interroga l’indagata:
– In un giorno dei principi di aprile del 1907, che potrebbe essere anche il quattro, mi trovavo nella mia abitazione insieme al parroco Nigro ed al Sindaco Leopoldo Cupelli, allorquando si presentò Maria Peluso, che chiese di dover dire una parola al parroco. Il Sindaco ed io ce ne scendemmo da casa e che cosa abbiano fatto i due non sono al caso di dirlo!
– Maria Peluso vi accusa di averle somministrato una bevanda per farla abortire.
– È assolutamente falso.
Ovviamente nessuno pensa di chiamare il Sindaco per sapere se il quattro aprile è stato in casa di Maria Mazzuca.
Il 31 gennaio viene interrogato anche il parroco Nigro:
– Sono assolutamente innocente essendo addirittura insussistente il fatto che io avessi dato incarico a Mazzuca Maria di somministrare alla Peluso bevande atte a farla abortire e non posso faew altro che protestare energicamente contro questa calunnia.
– Sapete se Maria Mazzuca ha somministrato qualcosa alla ragazza di sua iniziativa?
– Nulla so se la Mazzuca abbia realmente cercato di fare abortire la Peluso somministrandole qualche bevanda.
E cosa si aspettava il Pretore dopo la remissione delle querele? Stando così le cose, le indagini si prospettano molto difficili e risultano quasi impossibili perché adesso anche chi aveva ammesso qualcosa nega tutto ed il Brigadiere Francesco Centrone, comandante la Stazione di Lago, riferisce al Pretore: dalle indagini esperite potrebbe dedursi che la Peluso Maria, per meglio garentire l’esito della querela data, abbia accampato anche il tentativo di aborto – probabilmente non avvenuto – consigliata, forse, da terzi ed ora, fatta la remissione sostiene quanto espose nella querela per evitare possibili accuse a suo carico.
È il de profundis dell’inchiesta, il Pretore di Amantea scrive al Giudice Istruttore: in ordine al procurato aborto, pel modo come si svolsero i fatti e per l’interesse che si aveva di far scomparire le conseguenze del sozzo congiungimento carnale, gravi dubbi sorgono per ritenere che effettivamente siasi tentato perché, all’infuori delle dichiarazioni della giovane Maria Peluso, altri elementi non si sono raccolti. Quindi, per questo reato, sia nei riguardi della Mazzuca, sia del Nigro devesi dichiararsi non luogo a procedere per insufficienza d’indizi.
L’11 febbraio 1908 la Camera di Consiglio accoglie la richiesta e mette la parola fine su questa brutta vicenda.[1]
[1] ASCS, Processi Penali.