Il 30 marzo 1948 si presenta in Questura una donna che, parlando con un forte accento straniero, si presenta:
– Mi chiamo Aspasia Hacca, suddita greca nata a Macracomi Samos, e attualmente vivo a Cosenza al Vico II Spirito Santo.
– In cosa possiamo esservi utile? – le chiede il Commissario col quale sta parlando.
– Voglio querelare mio marito…
– Cosa vi è successo? Raccontatemi – le dice il Commissario, che già ha capito avendo raccolto le querele di altre cittadine greche.
– Nel 1941 ho conosciuto, in Grecia, Attilio Gallo il quale prestava servizio militare nel mio paese. Nel 1944 contraemmo regolare matrimonio e nel 1945 ci nacque un bambino. Dopo la fine della guerra Attilio fece ritorno a Cosenza ed io lo raggiunsi dopo circa un anno per congiungerci definitivamente. Appena arrivata, però, venni a conoscenza di essere stata imbrogliata perché lui era regolarmente sposato con certa Genoveffa e che avevano già un bambino. Non sporsi allora querela contro mio marito siccome egli mi promise assistenza, assicurandomi che sarebbe rimasto a convivere con me e così è stato. Ma adesso, dopo circa due anni di vita coniugale, si è allontanato da Cosenza per seguire un’altra donna, recandosi a Noepoli, in provincia di Potenza, dove ha trovato lavoro come autista. Mi ha lasciato in balìa di me stessa, con un figlio e senza alimenti… – termina scoppiando in lacrime.
– Calmatevi e state tranquilla, indagheremo e chiariremo tutto. Mi confermate che non vi ha corrisposto mezzi di sussistenza?
– Una sola volta mi ha mandato mille e cinquecento lire…
Per prima cosa il Commissario convoca Genoveffa, la moglie italiana.
– Nel 1938 ho sposato Attilio Gallo nella chiesa di San Nicola. Scoppiata la guerra, mio marito partì sotto le armi e si è congedato a fine guerra. Al suo ritorno mi disse che in Grecia aveva sposato una seconda volta, ma io non volevo crederci perché pensavo che non avrebbe potuto farlo. Dopo circa un anno venne a Cosenza la seconda moglie ed allora si allontanò da casa ed andò a convivere con la greca…
– Sapete dove si trova adesso vostro marito?
– So che trovasi a Mandatoriccio a fare l’autista… ora ha un’altra donna, ha abbandonato anche la greca dopo essere rimasto con lei circa due anni…
– Che avete intenzione di fare?
– Niente, solo non voglio più vivere con lui perché elemento ozioso, vagabondo e che voleva continuare a vivere solo col ricavato del mio onesto lavoro.
Ad Attilio deve essere notificato il procedimento penale a suo carico, quindi procedere alla nomina del suo difensore di fiducia e infine interrogato, così lo cercano a Noepoli e Mandatoriccio, le località indicate dalle mogli, ma non lo trovano. La Procura nomina un difensore d’ufficio e va avanti.
Aspasia, da parte sua, viene accolta in casa della sorella di Attilio in attesa dell’esito del procedimento penale ed in questo frattempo arrivano tramite la Legazione Svizzera in Grecia, che qui cura gli interessi italiani, i documenti ufficiali che attestano sia la regolarità del matrimonio tra Attilio ed Aspasia, celebrato il 7 marzo 1946, sia la nascita del loro bambino.
Adesso è tutto pronto, ma Attilio non è stato ancora ritracciato e viene dichiarato contumace e rinviato al giudizio del Tribunale Penale di Cosenza.
Il 6 dicembre 1948 il Collegio Giudicante lo dichiara colpevole di bigamia e lo condanna ad anni 1 e mesi 4 di reclusione, pena che dichiara interamente condonata, nonché al pagamento delle spese processuali.[1]
Avrà avuto maggior fortuna la “terza moglie” di Attilio?
[1] ASCS, Processi Penali.