È il 12 giugno 1921, lunedì. Verso le 14,30 Antonino Passaniti torna a Cataforio dopo aver lavorato a Reggio Calabria e suo padre, che è il procaccia postale del comune, gli consegna il sacchetto della posta ordinaria ed un sacco speciale per andare a fare le consegne nella frazione Mosorrofa. Antonino, sapendo che lì c’è la festa in piazza in onore di Sant’Antonino, va a chiamare il suo amico Antonino Iero e partono insieme. Consegnata la posta, i due amici vanno davanti alla chiesa dove si balla la tarantella al suono di un organetto a mano e di un tamburello. Iero si siede su un muretto, mentre Passaniti va a parlare col suonatore di organetto, che dirige anche il ballo:
– Vorrei fare un ballo appena finisce la famiglia che sta ballando – gli chiede.
Il suonatore accetta il ballo chiesto, ma quando arriva il suo turno si presenta Demetrio Libri con sua moglie e, dicendo che ha pagato per tre balli, caccia via Passaniti.
– Il mio ballo è stato accettato prima – protesta, poi continua – vorrei sapere la ragione per cui non posso ballare!
Demetrio Libri gli mette una mano sulla spalla e gli risponde:
– Andiamo nella scesa qui sotto e ve lo dico…
È una sfida? Una minaccia? Fatto sta che Passaniti segue Demetrio Libri e dopo nemmeno un paio di minuti si sentono delle urla provenire dal posto verso cui i due si sono diretti. La gente, incuriosita, comincia a correre in quella direzione; anche Antonino Iero accorre e trova Passaniti con in mano un bastone e con le spalle al muro ripiegato indietro perché Demetrio Libri lo sta tenendo afferrato per il petto con la mano sinistra, mentre con la destra agita un pugnale. Iero non ci pensa due volte e afferra Demetrio Libri dalle spalle per non permettergli, eventualmente, di colpire l’amico. Mentre questo tentativo gli sta riuscendo, nota che i pantaloni bianchi di Passaniti sono sporchi di sangue all’altezza dell’inguine e allora cerca di intensificare gli sforzi per separare i due litiganti, ma proprio in questo momento si sente colpire alle spalle come da tre pugni; si gira istintivamente di scatto e vede Giuseppe Libri, un fratello di Demetrio, che ha in mano un pugnale. Quei tre colpi non erano pugni, ma pugnalate!
Intanto in questi pochi, concitati e drammatici secondi Demetrio Libri ha lasciato Passaniti e sta per aggredire Iero, ma alle sue spalle sente urlare:
– Lascialo che ti sparo! – è Passaniti che, nonostante la ferita all’inguine, è riuscito a cacciare fuori la sua rivoltella e sta per sparare, ma viene bloccato da Agostino Sorgonà, che gli dice:
– Compare, fermo, fermo! Ora che ci sono io non succede più niente!
Infatti, come per incanto, Passaniti rimette in tasca la rivoltella e i fratelli Libri spariscono nel buio. Iero e Passaniti, però, non possono dileguarsi perché sono feriti e vengono portati dal medico: Passaniti è quello ferito più seriamente, perde molto sangue e non riesce a camminare; Iero ha tre tagli superficiali e prima di avviarsi a Cataforio per avvisare la moglie dell’amico, gli chiede:
– Chi ti ha ferito?
– Demetrio Libri.
Poi il ferito viene portato a casa, ma le sue condizioni peggiorano e bisogna ricoverarlo in ospedale, dove muore il giorno dopo. Adesso è omicidio volontario e dei fratelli Libri non ci sono tracce.
Secondo le prime indagini condotte dal Brigadiere Pasquale Parisi, comandante la stazione di Cataforio, risulta che Antonino Passaniti e Demetrio Libri, dopo aver scambiato fra loro qualche parola, passarono alle vie di fatto e dopo poco il Passaniti venne buttato a terra dal Libri; intanto sopraggiunsero i fratelli di quest’ultimo Giuseppe ed Antonino i quali, unitisi al fratello, estratti i coltelli di cui erano armati, hanno prodotto al Passaniti una ferita da punta e taglio alla regione pubica ed a certo Iero Antonino, il quale si era recato per fare da paciere, due ferite da punta e taglio alla regione scapolo dorsale. Quindi, contrariamente a quanto successo, sul luogo del delitto ci sarebbe stato anche Antonino Libri ed ancora non sarebbe chiaro chi vibrò la coltellata fatale a Passaniti.
Il 18 giugno si costituisce Giuseppe Libri e racconta la sua verità:
– Uscendo dalla chiesa intesi che mio fratello Demetrio questionava. Accorsi e vidi che Antonino Iero che con un nerbo percuoteva mio fratello mentre Passaniti, a breve distanza, armato di rivoltella gridava “lo sparo, lo sparo”. Mi avvicinai, estrassi il coltello e ferii prima Passaniti e poscia Iero.
Quindi ad accoltellare Passaniti non sarebbe stato Demetrio ma Giuseppe. Il Brigadiere Parisi ha molti dubbi su questa ricostruzione dei fatti e verbalizza: tale asserzione non corrisponde ad assoluta verità perché, come attesta il testimone Antonino Sorgonà, questi tolse la rivoltella di mano al Passaniti quando era già ferito ed il Libri Demetrio gli era ancora addosso. Anche Iero afferma che Passaniti estrasse la rivoltella dopo ferito. D’altronde, la dichiarazione dell’omicida non potrebbe ammettersi pel fatto che se l’ucciso avesse estratta la rivoltella prima di essere colpito, avrebbe certamente sparato contro gli avversari ed il Libri Giuseppe non si sarebbe azzardato di farsi così vicino da poterlo colpire col coltello.
Poi, il nove agosto 1921, si costituisce Demetrio Libri e viene subito interrogato.
– Il dodici giugno si celebrò la festa di Sant’Antonino. È costumanza dei piccoli paesi di ballare avanti la chiesa al suono del tamburo e dell’organetto a mantice e così, verso le ore sedici, con mia moglie andai per divertirci. Io pagai al suonatore lire 1,50 per tre balli. Feci con mia moglie il primo ballo e quando stava finendo si avvicinarono Passaniti e Iero. Il primo mi disse che voleva lui ballare ed io gli risposi che stava per finire il primo ballo e che ne avevo pagati tre, che mi avesse fatto fare il secondo ballo e che gli avrei ceduto il terzo. Il Passaniti rispose da prepotente che se non avesse ballato lui, non avrebbe ballato nemmeno il Santo nella bara. Poi disse due o tre parole al compagno, mi mise una mano sulla spalla e mi tirò verso di lui dicendomi che doveva parlarmi. Ci siamo allontanati di una quindicina di passi e subito il Passaniti mi tirò uno schiaffo dicendomi: “io sono Passaniti e sempre per dove passo si deve scappellare anche Gesù Cristo!”. Immediatamente il suo compagno cominciò a tirarmi delle nervate dietro le spalle, mentre Passaniti estraeva una rivoltella e, puntandomela, disse: “Carogna, non ti muovere che ti sparo!”. Io prontamente afferrai Iero e per mia difesa mi misi dietro di lui, tenendolo di fronte a Passaniti il quale, andando di qua e di là, cercava prendermi a tiro. In questo sopraggiunse mio fratello Giuseppe, ma io non me ne accorsi, lo seppi dopo, e lui con prontezza servendosi del mio coltello colpì entrambi i miei avversari. Fu un fatto istantaneo senza prevenzione l’assalto di mio fratello Giuseppe e, pertanto, mi dichiaro innocente, non potendomi ritenere la legge neppure complice nei due delitti, commessi da mio fratello Giuseppe.
– Antonino era presente?
– No, mi disse che in quel momento era lontano mille metri a giocare ai birilli con i suoi compagni…
Resterebbe da capire perché, se le cose andarono davvero come hanno raccontato Demetrio e Giuseppe Libri e i testimoni interrogati, Demetrio sia rimasto latitante per due mesi, ma nessuno glielo chiede.
Subito dopo la costituzione di Demetrio Libri, al Giudice Istruttore ed al Procuratore del re cominciano ad arrivare molte lettere anonime che denunciano sia la precaria situazione degli abitanti di Mosorrofa, sottoposti alle angherie della picciotteria, sia i tentativi di inquinare le prove dell’omicidio di Antonino Passaniti “minacciando di morte a coloro che vanno a fare il testimone contro i fratelli Libri”. Tra le tante lettere ce n’è qualcuna che merita attenzione. Dalla prima sembrano emergere i motivi per i quali Giuseppe Libri si è accusato autore dell’omicidio al posto del fratello Demetrio:
La mala vita locale richiesto a suo dipendente risidente i n’america di mandarci dei soldi per difendere il Libri Demetrio Capo giovane della minore della locale associazione delinquere. Giorni fa cimandarono lire 1000 assicurandoci che fra giorni gli manderanno altri 800 lire. Come vedrete lomicidio di Passaniti si tratto di associazione tanto che il Libri Demetrio prima che si costituissi ci adetto se voi non mi aiutate io dirò tutto tanto che prima che il Libri si cotituisi ci anno consegnato al lire 800, perciò saprete indagare e vedrete quanti delinquente scoprite mandandolo costì un funzionario di P.S. opure dei Carabinere e che sifacia un buon richiamo al Brigadiere perche se lui vuole sapra tutto, ma secome a lui ci piace di stare afianco a sua moglie a Cataforio curandosi poco da Mosorrofa, noi non mancheremo di dirci dove dovra apiatarsi per sorprendere la mala vita quando sara riunita, ma di questo pocco conto a fatto. Preghiamo la S.V.Ill.ma voler farci un buon richiamo opure mandare un altro funzionario così siacerta se ciò e verità o siamo farsi calunniatori.
Un uomo che vuole la giustizia.
Da una seconda ed una terza lettera emergono i pesanti condizionamenti subiti dai testimoni e si fa qualche nome dei molti che appartengono alla mala vita. La seconda lettera:
Ill.mo Sig Giudice strutore del Tribunale di Reggio C.
Giorni fa verso le ore 22 vedo nella piazza della chiesa Nicolò Alesandro con Morabito Natale, Porcino Pasquale e altri 3 persone dame non conosciuti che cidicevano a Nicolò Alesandro tu dovrai fare il testimono e dovrai andare adire che tu ti trovavi sul campanilli e che ai visto che Passaniti chiamò Libri Demetrio con atto minaccioso e lo porto a parti e ci tirò una maschiata a Libri e che poi giunsi il fratello Giuseppe e corpì il Passaniti e il Iero. Questo insisteva che lui non poteva dire che era sul campanilli perche vi erano altri che lo avevano visto e che lui aveva visto che Libri chiamo Passaniti e che laveva racontato a sua madre e adaltri, ma lanno convinto tanto che la sera del 26, perché il 27 doveva esere inteso, vi fu una lunga di scusione nella casa di Agostino Giordano che partecipo anche il Nicolo dove sirimase dacordo come dovranno dire. Vi potro asicurare che quasi tutti i testimone che parlano a favore di Libri Demetrio appartengono alla mala vita e quelle che non par tengono le obligano a dire quello che loro vogliono. Se insistete con minaci vedrete che tutto quello che anno detto lo smentiscono tanto che vi erano delle persone Crea che il giorno dell’omicidio parlava contro i Libri che avevano torto mentre oggi dici che avevano ragione. Così fece pure Surace Demetrio che prima disse che Crea ci adetto che Libri Demetrio chiamo Passaniti, che lo stesso ci tirò al Passaniti e che Libri Giuseppe ci tiro a Iero mentre oggi dici al contrario di quello che aveva detto prima perche cianno promeso che lo faranno patrone di una proprieta che non ramento il nome. Ricordati che ancora vie Libri Antonino latitante e che tutti i testimoni sono sotto la sua minaccia. La famiglia di Passaniti anno paura di venire a Mosorrofa a cercare informazioni per cio la Giustizia ci la dovete fare voi. Questo e per conoscenza.
Un padre di famiglia che vole che la giustizia sia fatta.
La terza lettera:
Ill.mo Sig. Procuratore Re
Questo piccolissimo paesello e distinato di esere un luogo dove la mala vita po fare campo che nesuno le disturba (…). Si nota che nella betola di Morabito Natale, capo dellassociazione delinquere si vedono facce di vera delinquenza qui si giuoca alla mora sinno la mezanote, giuco proibito ma per il Morabito non e nulla proibito perche ce chi metera le cose aposto, ce il Parroco Caridi e il dottore Sorgona che farano rispetare il Morabito è asua vorta il Morabito fara rispetare il Parroco e il dottore che guai altri dira nossocchè a queste due persone. Di quando fu ucciso il Passaniti Antonino si notano persone della mala vita forestiera. Spesso si nota la presenza di un certo Milardi e altri caprai di Reggio che non conosco il nome e studianno come potranno fare per sarvare il Libri Demetrio (capo giovane da minore associazione). Latra sera anno fatto salire sul campanile un certo Nicolo Alesandro per andare a dire che lui era sul campanile e ciano detto di dire che stato Passaniti a chiamare il Libri e che il fratello Giuseppe che ci tiro la pugnalato a Passaniti e a Iero. Questo Nicolo prima non voleva acetare dopo che ciano fatte tante promese acetò.
E sentiamo cosa ha raccontato il diciassettenne Alessandro Nicolò al Giudice Istruttore:
– Ero a divertirmi e vedendo delle persone accorrere verso un luogo, accorsi anche io – i timori dell’anonimo erano ingiustificati o il Magistrato gli ha “consigliato” di non nominare il campanile? – e vidi colluttarsi Libri Demetrio con Passaniti Antonino, mentre un altro individuo, che non conobbi, colpiva alle spalle il Libri Demetrio con un frustino. Il Libri Demetrio non aveva armi, mentre il Passaniti impugnava una rivoltella, che non potette però adoperare. Colluttandosi caddero a terra e allora intervenne Libri Giuseppe il quale con un’arma, coltello o pugnale, colpì il Passaniti – quindi, pur non nominando il campanile, Nicolò racconta ciò che gli hanno imposto di dire.
– Sei sicuro di aver visto in mano a Passaniti una rivoltella?
– Ricordo bene… durante la colluttazione non vidi in mano del Passaniti la rivoltella, gliela vidi dopo e cioè quando, colpito da Giuseppe Libri, si alzò e si diresse in una casa vicina per farsi medicare… – ahi, qualcosa non va!
– Libri Antonino era presente alla colluttazione?
– Vidi il Libri Antonino durante la festa, ma non lo vidi durante la rissa…
E, in effetti, sembra proprio che Antonino Libri non fosse presente in quei tragici momenti, come depongono anche molti altri testimoni, per cui il mandato di cattura nei suoi confronti viene revocato, pur restando imputato a piede libero.
Gli inquirenti non credono che le cose siano andate esattamente come hanno raccontato i Libri, per esempio non credono che Passaniti avesse schiaffeggiato Demetrio e che Iero lo prese a frustate alle spalle, ma credono invece che ad uccidere Antonino Passaniti ed a ferire Antonino Ierio fu Giuseppe. Il Pubblico Ministero, nella sua relazione al Procuratore del re, per avvalorare questa tesi, scrive: l’ucciso Passaniti, nel raccontare come si era svolta la rissa, accusò come autore materiale del suo ferimento Libri Demetrio e la stessa versione pare voglia dare alla scena l’altro ferito Iero Antonino quando afferma che, sopraggiunto sul luogo della rissa, vide Libri Demetrio che, impugnando un pugnale, teneva fermo al muro Passaniti mentre egli, avvicinatosi per mettere pace, rimase ferito di pugnale ad opera di Libri Giuseppe. Ad eccezione di Sorgonà Agostino, il quale afferma che, pur non constandogli personalmente, apprese subito dagli spettatori che a ferire Passaniti era stato Demetrio Libri. Tutti gli altri testi asseriscono che sia Passaniti che Iero furono feriti con la stessa arma da Giuseppe Libri.
Antonino Libri viene interrogato solo il 18 febbraio 1922 e racconta:
– Sono innocente, giocavo ai birilli con i miei amici al rione Insarìo quando vennero due ragazzini i quali mi avvertirono che i miei fratelli si erano questionati, senza dirmi con chi. Andai in piazza e trovai i miei fratelli ai quali chiesi cosa fosse accaduto e mi risposero: “fesserie di niente”. In seguito appresi che si erano questionati con Passaniti e Iero…
La conseguenza di questa ricostruzione dei fatti è che, il 26 giugno 1922, la Sezione d’Accusa della Corte di Appello delle Calabrie, sedente in Catanzaro, dichiara non doversi procedere a carico di Libri Demetrio e Libri Antonino circa i reati di correità in omicidio, porto abusivo di coltello e lesioni personali. Demetrio Libri viene immediatamente scarcerato e sarà solo suo fratello Giuseppe a rispondere dei reati contestatigli, davanti alla Corte d’Assise di Reggio Calabria, il 18 dicembre 1922 alle ore 10,00.
È una causa facile facile da discutere, c’è un reo confesso e ci sono i testimoni che confermano le sue dichiarazioni. In quattro e quattr’otto si può arrivare a sentenza: la Corte condanna l’imputato ad anni 11, mesi 5 e giorni 9 di reclusione, oltre alle pene accessorie, spese e danni.
Il 23 aprile 1923, la Suprema Corte di Cassazione rigetta il ricorso dell’imputato, salvo al giudice dell’esecuzione l’applicarsi dell’amnistia per il porto di coltello, se i precedenti lo consentano.[1]
[1] ASRC, Atti della Corte d’Assise di Reggio Calabria.