PEPPINU U CECATU

La sedicenne Bernardina Marano (vedi CIARDULLO, IL PRETE E LA RAGAZZA STUPRATA) viene stuprata dal parroco di Perito, don Michele Gregoraci. Secondo quanto racconta la ragazza, don Michele, attraverso due sue fedeli parrocchiane, tenta di farla abortire facendole ingerire degli strani intrugli. I Carabinieri trovano alcuni riscontri al racconto di Bernardina e, non appena a Perito si sparge questa notizia, una lunga lettera anonima arriva sul tavolo del Procuratore del re per scagionare il parroco e se ne leggono delle belle…
Ill.mo Sig. R. Procuratore – Cosenza
Si son saputi dei particolari i quali potrebbero, forse, condurre alla condizione di trovarci di fronte ad uno di quei mostruosi delitti che soglionsi perpetrare di rado.
Giovannina Martire l’estate passata conduceva la figlia Bernardina Marano, col pretesto di visitarla, dal Dottor cav. Perris, dal quale si domandava un rimedio. Ed il Dottore glielo ha dato: condurla in campagna e compiuti i nove mesi, dopo guarita, ricondurla in paese. Non gli si è detto chi fosse né il paese.
Fallito questo tentativo la Giovannina Martire è ricorsa ad un’altra persona – abita a Piane Crati (prima abitava a Pedace) – un cieco, conosciuto sotto il nome di Peppino u cecato, compare di costei, al quale ricorrono, specie le donne, da tutti i paesi per avere notizie dall’America e dalla zona di guerra. Egli, benchè cieco, guarda in un bacile con acqua e… vede ed indovina. A lui si ricorre in tutti i casi estremi, in tutti i casi difficili della vita. Non debbono ignorarlo né il sindaco, né il parroco di Pedace, né don Francesco De Marco di Perito. La Martire ha mandato il vecchio padre suo Francescantonio Martire, detto ‘U Russu, da questo taumaturgo delle scienze occulte e dei casi difficili, per un rimedio per fare abortire la figlia. Si trattava di caso di coscienza, di anima, non avrebbe potuto, ma…
all’idea di quel metallo e per la sola amicizia e per salvare l’onorabilità della famiglia, avrebbe dato un rimedio efficacissimo. E così consegna una bottiglia al vecchio nonno della ragazza con un liquido verdastro che la pregnante non tollera e vomita. La madre la batte, stizzita, e rimanda il padre dal cieco. Questi sentenzia: La medicina è troppo forte, ripetiamo: o muore o abortisce. La madre dice: Se non si abbortirà l’ammazzerò. Ma ripetuto diverse volte il rimedio è inefficace sempre.
Come fare per ottenere la confessione del cieco e della Martire e del padre?
Ecco. Un poliziotto, travestito da operaio, per esempio, che si direbbe un operaio forestiero, ammogliato a Piane Crati, intimo, anzi compare di Peppino u cecatu, verrebbe a perito, mandato espressamente dal compare peppino, il quale non si fida delle lettere perché chissà in quali mani potrebbero finire a cadere, e direbbe con aria di mistero alla Giovannina, sola, in modo che non ci fosse nessuno a sentire, che per amor di Dio o per le anime del Purgatorio, compare Peppino raccomanda che non trapelasse con nessuno l’affare delle bottiglie che le ha mandate col padre per fare abbortire la figlia. Ci sarebbe niente di meno la galera. Egli l’ha fatto per l’amicizia, per il bene che porta alla famiglia, non l’avrebbe fatto per tutto l’oro del mondo. Così si potrebbe fare col vecchio Francescantonio. Anzi si potrebbero chiamare tutti e due in casa della Giovannina.
Contemporaneamente si dovrebbe fare altrettanto con Peppino u cecatu a Pianecrati. Un amico di Domenico Marano (ritornato in reggimento dalla licenza lunedì 11), col quale si sono conosciuti in America e che ora abita a Casole, ha avuto una commissione dal Marano stesso prima di partire e l’ha pregato che gli avesse fatto l’imbasciata personalmente, perché non si poteva fidare di nessuno perché il parroco di Perito è ben visto a Perito ed i parenti stessi gli fanno la spia e rapportano tutto a Cosenza. qundi, a costo di perdere una giornata si è dovuto partire lui. Dunque, compare Domenico, ci è il San Giovanni di mezzo, vi manda pregando che per amor di Dio, per tutti i santi del Cielo, non vi avesse a scappare qualche parola con nessuno e che vi guardaste di tutti e non vi fidaste di nessuno, riguardo alle bottiglie che avete mandato alla moglie per mezzo d’U Russu (Francescantonio Martire, padre della Giovannina e suocero suo per conseguenza).
In questo modo, con scaltrezza e molta avvedutezza e massima celerità, senza dar tempo a riflessioni, si otterrebbe l’indiretta confessione.
A quanto sembra, ci si trova di fronte ad un mostruoso delitto.
La Bernardina Marano, consigliata, pare, ad artifizio per distogliere il pubblico dalla voce che insistente circolava, dichiara alla zia Assuntina Martire ed a Maddalena Venneri di essere stata violentata in campagna, ai castagni, da un giovane alto, così e così, che non sapeva chi si fosse, ma avrebbe conosciuto se lo avesse visto. Le due donne lo confidano ad un’intima commare loro a nome Assuntina recchia: questa lo dice ad altri.
La Bernardina allora dice che non è vero essere stata violentata ai castagni, ma che Assuntina Recchia l’aveva lasciata sola a casa sua con il suo innamorato, il figlio di mastro Pietro Vigna da Casole. Poi si smentisce di nuovo. Insomma tante dicerie ha fatto correre per il paese. Intanto arriva la commare di Spezzano Grande e dice alla Giovannina: Commare, pensate che cosa dovete fare, perché per tutti i paesi si dice che vostra figlia è gravida del padre.
(a Perito si sa il nome di questa commare, come si sa che solo dopo che costei ebbe parlato si fece quel chiasso sul nome del Parroco)
Dunque diverse voci messe in giro non erano credute, inesorabilmente si accusava il padre. E si dicevano le circostanze: era sgravata la moglie, s’era ubbriacato, e quando è ubbriaco è un animale, non sa quello che fa. Come fare per cancellare, distruggere questo convincimento universale? Bisogna escogitare qualche cosa di scandalosamente eclatante. Quando si dice contro i preti, ci si crede, tentiamo. È stato il Parroco a violentarla. È terribile l’accusa, ma ad estremi mali, estremi rimedi.
Si noti: il padre, nel partire sotto le armi, lascia gravida grossa la figlia, tanto che doveva condurla per i lavori in Sila e non ha potuto perché… ammalata. La moglie vuol farlo venire in licenza, si rivolge al Parroco e questi ci si presta a farlo venire. arriva questo padre di notte all’improvviso. Si fa vestire ed andar fuori casa la figlia (Il padre avrebbe dovuto ignorare che era nel nono mese di gravidanza). Egli non si accorge di questa manovra. Gli si dice il fatto: Grida, bestemmia, ma non torce un capello alla moglie, né alla figlia che sa ricoverata in una casa di fronte alla sua. non si cura di andare a Cosenza e vendicare col sangue l’onta gittata sulla sua famiglia. Semplicemente, dopo circa otto giorni, incontra a caso il voluto seduttore, il parroco ch’era in compagnia dello studente Filippo Martire dell’avv. Francesco e lo chiama per nome. Il parroco si ferma, il Marano lo tiene in discorso, domanda una firma, chiede se lo conosce, ecc. e poi tenta afferrarlo dal petto. Succede una colluttazione, il parroco cade, riceve qualche pugno, un leggerissimo morso ad un braccio. L’onore è abbastanza vendicato.
Viene afferrato dalla gente. Ha ingravidato mia figlia, grida e pure va dicendo che sono stato io. Si vede chiaro che la preoccupazione assillante è di dire a tutti i tuoni che non è stato il padre a disonorarla. Anche questo dichiara la figlia: Ho fatto il nome del parroco perché si diceva ch’era stato mio padre. La madre, il padre, la figlia, tutti vogliono far rimarcare questo. Ma chi vi ha detto il perché? Non basta per la querela, per l’omicidio l’aver disonorata una ragazza? Ci vuole l’attenuante dell’accusa contro il padre? Escusatio non petita, accusatio manifesta, direbbe un adagio latino.
Crediamo che quanto si è detto è sufficiente per scoprire la verità.
13 dicembre 1916.[1]

[1] ASCS, Processi Penali.

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